giovedì 12 febbraio 2009
Giustizia: Csm; testo su intercettazioni è pericoloso e irrazionale
di Dino Martirano
Corriere della Sera, 12 febbraio 2009
Il Csm riduce a coriandoli il ddl Alfano sulle intercettazioni che, di fatto limiterà il ricorso a questo mezzo di ricerca della prova e allungherà il divieto di pubblicazione degli atti giudiziari (anche per riassunto) fino al termine delle indagini preliminari. La motivazione del Csm definisce il Ddl "pericoloso, irrazionale, incongruo, incoerente, eccentrico". In altre parole "non condivisibile".
Il parere, votato dalla VI commissione sarà oggi in plenum del Csm proprio mentre ieri è continuato il dibattito in commissione Giustizia della Camera riunitasi per votare gli emendamenti al Ddl 1415. Il Csm non lo scrive nel parere ma il concetto che è largamente condiviso a Palazzo dei Marescialli e che per spuntare le unghia a una decina di Pm che hanno esagerato con le intercettazioni, si rischia di buttare via il bambino con l’acqua sporca. Infatti vengono citati "i reati di criminalità comune" per i quali oggi le intercettazioni sono fondamentali.
Il Csm boccia poi la norma che si presta a "pericolose strumentalizzazioni", secondo la quale il pm indagato per violazione del segreto può essere rimosso dal capo ufficio. Infine ad essere bocciate sono la previsione dei "gravi indizi di colpevolezza" necessari per effettuare l’intercettazione e il vaglio ex post del giudice collegiale. Il deputato Niccolò Ghedini parla di "ingerenza" che avrà riflesso sul dialogo in Parlamento, di "continua interferenza del Csm sulle decisioni del Parlamento da parte di un organismo previsto dalla Costituzione". Per Ghedini "oggi il Csm è la fotocopia dell’Anm perché trasfonde in sé le correnti della magistratura sindacale". Per questo occorrono "due Csm per garantire la vera indipendenza della magistratura".
Corriere della Sera, 12 febbraio 2009
Il Csm riduce a coriandoli il ddl Alfano sulle intercettazioni che, di fatto limiterà il ricorso a questo mezzo di ricerca della prova e allungherà il divieto di pubblicazione degli atti giudiziari (anche per riassunto) fino al termine delle indagini preliminari. La motivazione del Csm definisce il Ddl "pericoloso, irrazionale, incongruo, incoerente, eccentrico". In altre parole "non condivisibile".
Il parere, votato dalla VI commissione sarà oggi in plenum del Csm proprio mentre ieri è continuato il dibattito in commissione Giustizia della Camera riunitasi per votare gli emendamenti al Ddl 1415. Il Csm non lo scrive nel parere ma il concetto che è largamente condiviso a Palazzo dei Marescialli e che per spuntare le unghia a una decina di Pm che hanno esagerato con le intercettazioni, si rischia di buttare via il bambino con l’acqua sporca. Infatti vengono citati "i reati di criminalità comune" per i quali oggi le intercettazioni sono fondamentali.
Il Csm boccia poi la norma che si presta a "pericolose strumentalizzazioni", secondo la quale il pm indagato per violazione del segreto può essere rimosso dal capo ufficio. Infine ad essere bocciate sono la previsione dei "gravi indizi di colpevolezza" necessari per effettuare l’intercettazione e il vaglio ex post del giudice collegiale. Il deputato Niccolò Ghedini parla di "ingerenza" che avrà riflesso sul dialogo in Parlamento, di "continua interferenza del Csm sulle decisioni del Parlamento da parte di un organismo previsto dalla Costituzione". Per Ghedini "oggi il Csm è la fotocopia dell’Anm perché trasfonde in sé le correnti della magistratura sindacale". Per questo occorrono "due Csm per garantire la vera indipendenza della magistratura".
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